L'idea di avere un ospedale per ricoverare i Valdesi poveri, disseminati nelle varie borgate della Val Germanasca e della Val Pellice era maturata negli anni del dominio napoleonico, durante il quale i Valdesi avevano vissuto un periodo di libertà religiosa.
Ma con l'editto firmato il 21 maggio 1814, il re di Sardegna Vittorio Emanuele I, ristabilisce tutte le leggi in vigore prima del 1789 e i valdesi si ritrovano a vivere nelle stesse condizioni di vent'anni prima. La situazione economica dei Valdesi, in quel periodo è disastrosa: l'economia basata su una povera agricoltura di montagna e anni di carestie, fanno sì che la popolazione, composta prevalentemente da contadini, disponga di scarsi mezzi di sostentamento.
Inoltre le case di cura, ossia gli Ospedali, erano prevalentemente a carattere confessionale, cattolico, come l'Ospedale Mauriziano di Luserna e qui i Valdesi non vi erano accolti. E se vi dovevano essere ricoverati, ricevevano pressioni per spingerli all'abiura.
In uno scritto, a firma di Davide Jahier, datato 1914, leggiamo: "Non era del tutto nuova l'idea di un Ospedale per il ricovero dei Valdesi poveri, difficili a soccorrersi nella dispersione delle loro casupole sui fianchi rigidi delle loro Valli e molestati, se ammessi per singolar grazia in Ospedali cattolici, per la loro fede religiosa. (...)"
Ecco farsi avanti una modesta donna, non più giovane; la quale dopo aver allevato la propria famiglia di ben otto figli, si sente ancora chiamata a iniziare una grande opera di carità, in favore del suo popolo infelice. Carlotta Geymet, afferra l'idea di un Ospedale Valdese, che è nell'aria, la fa sua, ne sogna lungamente, ne intrattiene gli amici svizzeri e inglesi, ne vive insieme al marito, il venerando ex-Moderatore ed ex-Sottoprefetto, che si è associato ad essa nell'opera santa; e non si dà pace che non ne abbia veduto un principio di effettuazione". [Bulletin de la Société d'Histoire Vaudoise n. 33]
La persona che qui viene nominata è senza dubbio un personaggio straordinario per quell'epoca, una singolare figura di donna: Charlotte Peyrot (1764-1841), moglie di Pietro Geymet (1753-1822), già Moderatore della Chiesa Valdese e poi Sottoprefetto di Pinerolo dal 1801 al 1814, durante l'epoca napoleonica e infine Rettore della Scuola Latina, che in quegli anni aveva sede a Torre Pellice.
Donna coraggiosa e determinata, Charlotte lancia un appello agli amici delle Chiese protestanti Europee, raccontando la triste situazione dei Valdesi poveri, che non possono accedere agli ospedali cattolici, per farsi curare.
Il suo appello non cade nel vuoto: dalla Svizzera, alla Germania, all'Olanda, all'Inghilterra, tutte le potenze protestanti concorrono, con estrema generosità, alla raccolta dei fondi necessari alla costruzione di un ospedale.
Non si conosce esattamente l'entità della somma raccolta, ma si sa che essa superava i centomila franchi, grazie anche alla generosità dell'ambasciatore di Prussia a Torino, il conte Waldburg-Truchsess, grande amico dei Valdesi e allo zar Alessandro I di Russia, che donò una generosa somma, parte della quale fu destinata alla ricostruzione del Tempio di Pomaretto.
L'Ospedale di Torre Pellice venne inaugurato nel maggio del 1826. Intanto anche la Val Perosa e la Val S. Martino manifestano l'esigenza di un loro Ospedale e la Tavola Valdese studiò il modo di provvedere, senza dover creare un nuovo ospedale, con conseguenti difficoltà burocratiche.
Con una delibera del1'8 agosto 1826, la Tavola decide l'apertura di un dispensario o deposito dell'Ospedale di Torre, in quel di Pomaretto; a questo scopo si affitta una casa in fondo al Vecchio Borgo, di proprietà di Davide Bert e Pierre Grill.
Ospedale ValdeseL'attività di questo ospedale inizia il 1° gennaio 1826, con 9 letti: la direzione sanitaria viene assunta dal chirurgo Droghero di Perosa Arg, con lo stipendio di 400 lire annue, e la collaborazione dell'infermiera Anna Pons di Massello, che ricevette 72 lire annue, più il vitto; allo stesso Pierre Grill si affida l'incarico di economo, di cuoco, di infermiere, con lo stipendio di 150 lire annue, più il vitto. Ben presto questa nuova sistemazione si rivela inadeguata al numero di richieste, si trova quindi una nuova sede nel vecchio presbiterio (cioè la casa pastorale), in quell'edificio che è stata la casa comunale fino al 1976. Soltanto qualche anno più tardi si costruirà la sede definitiva: il 3 novembre 1833 viene stipulato l'atto di vendita di alcuni terreni, situati vicino al cimitero valdese, in regione Turasse, dove sorgerà il nuovo Ospedale, chiamato Ospedale sussidiario, che sarà inaugurato nel 1839. Secondo le statistiche, negli anni compresi tra il 1860 e il 1874 risultano nei due Ospedali 3803 pazienti, con una media di 253 malati all'anno. Le cause dei ricoveri erano dovute principalmente alla malnutrizione, al freddo, ai reumatismi, agli acciacchi della vecchiaia.
Bibliografia: G. Baret: "Pomaretto in Val Perosa" - P. Corsani: "Le prime strutture sanitarie. Gli ospedali valdesi di Torre Pellice e Pomaretto" in "Malattia e Salute" ed. Priuli e Verlucca - A. Armand - Hugon: "Le origini dell'ospedale di Torre e Pomaretto" (opuscolo del 17 febbraio 1971)
Tratto dal calendario della Pro Loco di Pomaretto dell'anno 2003.